Navigatori, mercanti e diplomatici, poco inclini a fare la guerra ma, se necessario a tutelare i propri interessi, anche disposti ad intervenire. Così potremmo descrivere il filo conduttore che, dalle repubbliche marinare a oggi, lega secoli di italianità.
Voi direte “bello navigare, bene i commerci.. ma la guerra?” Ecco ora ve lo spieghiamo.
La situazione attuale di conflitto tra la Russia e l’Ucraina e Israele e la Palestina (con annesse scorribande dei suoi simpatici sostenitori iraniani) ha ridato profonda importanza al Mar Mediterraneo nel quale noi pucciamo lo stivale. Se fino a pochi anni fa gli occhi del mondo erano puntati sul mar della Cina, oggi la strana guerriglia mondiale si svolge proprio in casa nostra. Non è un caso che il canale di Suez sia stato pesantemente preso di mira da animosi pirati, finanziati da chissà chi (leggasi stati canaglia Iran e Russia) che hanno messo in crisi il passaggio delle merci con conseguente circumnavigazione africana e aumenti di costi e tempistiche.
Una nazione come la nostra, circondata a nord da stati membri dell’Unione Europea, non può che realizzare come dei suoi ipotetici nemici possano arrivare solo dal mare e dall’aria, magari non colpendoci direttamente ma danneggiando i nostri commerci. Esattamente come avviene ora.
Il ruolo italiano non può che tornare ad essere quello che ha sempre avuto nella storia: profonde capacità diplomatiche ma anche una flotta navale pronta a tutelare i nostri interessi.