ENERGIA
SALVARE IL PIANETA È POSSIBILE MA SOLO CON IL NUCLEARE
PERICOLO IN ITALIA?
SE SALTANO GLI ALTRI SALTIAMO ANCHE NOI

Il tema del consumo energetico è diventato virale negli ultimi anni e riguarda le prospettive strategiche della nostra nazione. Tutti i principali stati europei e mondiali stanno sviluppando politiche ambientali in previsione delle sfide future sia in merito alla produttività e all’autosufficienza energetica che sulla salvaguardia ambientale.
Risorse come il carbone, il petrolio, il gas e le energie rinnovabili sono spesso argomenti centrali che trascurano però un settore fondamentale: quello dell’energia nucleare.
Non tutti sanno che oggi le centrali nucleari producono circa un terzo dell’elettricità e un settimo dell’intera energia consumata nell’Unione Europea.
IMPIANTI NUCLEARI ATTIVI IN EUROPA
TASSO DI MORTALITÀ PER ENERGIA PRODOTTA
Uno studio dell’ IAEA, ovvero dell’ Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, inerente al numero dei morti per miliardo di KWh prodotti ha rivelato che il carbone è in assoluto il combustibile più letale, più del petrolio, del gas naturale, dell’idroelettrico e delle altre fonti di energia rinnovabile.
Poca incidenza, invece, per il nucleare, che risulta essere la fonte di energia più sicura al mondo nonostante il terrorismo mediatico legato ad esso.
Per fare un confronto: nel 1975 il collasso di 62 dighe nella provincia di Henan in Cina portò alla morte di un numero compreso tra le 171.000 a 320.000 persone, mentre le vittime accertate del più grave incidente nucleare della storia, quello di Chernobyl, sono 66, 4000 secondo l’Onu che conta i decessi per tumori derivanti dalla nube tossica.

MENTRE GLI ALTRI
NOI
L’Italia è il più grande importatore di energia elettrica al mondo: nel 2014 ha dovuto aggiungere 22,3 Thw acquistati all’estero ai 132 Terawattora (TWh) prodotti e questo per soddisfare la domanda interna di 153 TWh. Dei 22,3 Thw, la quota di maggioranza arriva proprio dal nucleare francese.
L’Italia è l’unica nazione del G8 che non possiede impianti nucleari, nonostante il 10% dell’elettricità da noi consumata provenga proprio dal nucleare di importazione.

È necessario ripensare le scelte politiche che hanno portato al blocco dello sviluppo nucleare in Italia, sensibilizzare seriamente la popolazione sul tema, anche in previsione degli sviluppi della fusione nucleare.
Proprio in merito a quest’ultima, l’Italia è tra i pionieri della ricerca sulla fusione, con un programma che ha budget medio annuale di circa 60 milioni di euro e che vede impegnati circa 600 tra ricercatori e tecnologi.
La fusione nucleare è considerata una delle opzioni migliori per garantire una vasta fonte di energia sicura, rispettosa dell’ambiente e praticamente inesauribile.
Una politica nucleare nel futuro deve trovare già una base oggi, agevolando la formazione all’estero ma soprattutto il rientro in patria dei numerosi tecnici, fisici ed ingegneri che, causa blocco degli sviluppi italiani, hanno trovato lavoro in quelle nazioni che invece producono energia atomica.